Teatro Bambino
Ne parlavo in un viaggio in macchina appena qualche settimana fa.
Ero di ritorno da una riunione del comitato esecutivo di Assitej Italia, assieme a Roberto Frabetti, de La Baracca – Testoni Ragazzi, e Giuditta Mingucci, di Elsinor. I lunghi viaggi, si sa, portano occasione di divagazione, il modo più efficace, alle volte, per arrivare a esprimere, tra leggerezza e autenticità, visioni su questioni per noi cruciali.
Quella è stata la volta del teatro per e con i bambini.
Dopo uno svariato numero di chilometri e parole scambiate sugli argomenti tra i più disparati, non so come sono arrivata a dire di come profondamente mi preoccupi il crescendo della violenza a cui assistiamo su tutti i fronti. Non solo quella grande, più efferata, ma anche quella piccola, forse per questo più subdola, capace di insinuarsi a poco a poco nella nostra quotidianità, gradualmente assuefacendoci e rischiando così di riuscire infine a farsi percepire come normale.
Mi preoccupa la banalizzazione della violenza e di come questo possa divenire paradossale concime delle nuove generazioni.
Ed ecco. È qui − anche qui − che il teatro mi viene in soccorso.
Un teatro bambino che racconti il grande del piccolo. Che non sia esteriore o autoreferenziale, né mai prescinda da una relazione vera, onesta. Che con poco o nulla sappia sorprendere e incantare. Che lasci in bocca il gusto della bellezza, e negli occhi e nel cuore il desiderio di volerne altra, da cercare e da inventare.
Lo immagino così.
Un dono e un augurio per i piccoli di oggi e i grandi di domani.